Approvato nei giorni scorsi dalla Giunta regionale dell’Emilia-Romagna il primo “Piano regionale contro la violenza alle donne”; un modo molto concreto di celebrare l’8 marzo.

Il Piano, previsto dalla l.r. 6/2014 è lo strumento principale per rafforzare la rete di prevenzione, protezione e sostegno alle donne vittime di violenza.

E’ un documento, che ora sarà discusso dall’Assemblea legislativa, basato sui principi delle convenzioni internazionali (dalla Convenzione Onu per l’eliminazione di ogni forma di discriminazione contro le donne alla Convenzione di Istanbul del Consiglio d’Europa) e delle norme nazionali e regionali che collocano il tema della violenza contro le donne nel campo della protezione dei diritti umani e del diritto fondamentale alla salute.

Le aree di intervento oggetto del piano sono quattro: la prevenzione del fenomeno della violenza maschile, con particolare riguardo alla sensibilizzazione e formazione delle giovani generazioni; la protezione delle donne vittime di violenza e il sostegno verso l’autonomia; il trattamento degli autori di comportamenti violenti e le azioni di sistema per il contrasto alla violenza.

Il piano triennale punta a rafforzare la rete di protezione esistente, anche attraverso attività di formazione e sensibilizzazione, e ad aumentare e potenziare l’integrazione tra i servizi pubblici, i centri antiviolenza e le case-rifugio regionali.

I centri antiviolenza regionali sono strutture gestite da donne, che funzionano gratuitamente e garantiscono un sostegno e un aiuto concreto, anonimo e integrato con gli altri servizi, a donne vittime di violenza o minacciate. Il documento stabilisce chi può promuovere i centri (organizzazioni e associazioni autonome di donne o di promozione sociale o volontariato iscritte ai registri regionali, onlus iscritte all’anagrafe dell’agenzia delle entrate che operino nel settore dell’aiuto delle donne vittime di violenza, con esperienze quinquennali e specifiche in materia; enti locali in forma singola o associata) e i servizi che essi devono offrire (accoglienza, consulenza psicologica, legale, supporto indiretto ai minori, orientamento alla formazione e al lavoro).

A garanzia di elevati standard di qualità di tali strutture, il piano, in collaborazione con tutti i referenti territoriali, istituisce l’elenco regionale dei 23 centri antiviolenza e l’osservatorio regionale sulla violenza di genere (per ampliare e uniformare il sistema di raccolta e analisi dei dati a tutta la rete di sostegno e aiuto per le donne).

Per quanto riguarda i finanziamenti, nel 2015, grazie alle risorse nazionali del Fondo per le politiche relative ai diritti e alle pari opportunità (relative al biennio 2013 e 2014), la Regione ha ripartito 1,2 milioni di euro tra i Comuni sedi di case e centri antiviolenza: sia per finanziare o ampliare servizi già operativi (854 mila euro) sia per sostenere l’apertura di nuovi centri o case rifugio (346 mila euro). Nei prossimi mesi è atteso il decreto ministeriale di riparto dei fondi nazionali previsti nella legge di stabilità 2016 e relativi alle annualità 2015-2016.