Interrogazione a risposta immediata

La sottoscritta consigliera

Il Consorzio Padano Ortofrutticolo (Co.Pad.Or.) è una cooperativa agricola nata nel 1987 con l’acquisizione, da parte di un gruppo di agricoltori delle province di Parma e Piacenza, degli impianti della Ferrari & Figna, prestigiosa industria alimentare situata nel cuore della Food Valley italiana.

A causa delle difficoltà attraversate dal comparto del pomodoro, come ad esempio la costante contrazione del prezzo di vendita della materia prima, oltre che all’esposizione verso il sistema creditizio, l’azienda si trova in un momento di estrema difficoltà.

Nonostante il fatto che il ricorso al credito negli ultimi anni abbia avuto una costante riduzione, il sistema bancario non ha concesso ulteriore liquidità all’azienda, la quale è stata costretta a depositare istanza di concordato in continuità.

Considerato che

L’azienda ha una capacità di circa 3.000.000 di quintali di prodotto fresco lavorato all’anno e circa 600 dipendenti diretti tra fissi e stagionali, e si colloca oggi tra le maggiori e moderne imprese di trasformazione del pomodoro operanti in Europa.

I soci coltivano ogni anno circa 4.000 ettari di pomodoro, seguendo le più moderne tecniche agronomiche dettate dall’ufficio agricolo della cooperativa che programma una campagna di raccolta di oltre 60 giorni.

Di fondamentale importanza per le aziende agricole che conferiscono il prodotto, per i lavoratori, per i fornitori e per tutto il comparto del pomodoro del nord Italia è assicurare la continuità produttiva dello stabilimento di Collecchio (Parma) e l’avvio della campagna 2017, poiché il fermo dell’impianto costituirebbe un danno irreparabile sia per le aziende che per i lavoratori.

Tutto ciò premesso e considerato

Interroga la giunta per sapere

Se sia a conoscenza della situazione sopradescritta e se non intenda assumere, d’intesa con i Ministeri interessati, ogni più utile iniziativa con l’obiettivo di assicurare l’avvio della campagna di semina 2017, la continuità produttiva dello stabilimento CO.Pad.Or. di Collecchio (Parma) e la tutela dell’occupazione.

RISPOSTA ASSESSORE CASELLI

 

Come giustamente rilevato dall’interrogante, il Consorzio Padano Ortofrutticolo CO.Pad.Or. è una cooperativa agricola nata nel 1987 con l’acquisizione, da parte di un gruppo di agricoltori delle province di Parma e Piacenza, degli impianti della Ferrari & Figna. Nel corso degli anni, l’azienda si è sviluppata fortemente con risultati, in alcune fasi, eccellenti per redditività ed accumulazione di patrimonio e rappresenta una delle realtà più rilevanti del distretto del pomodoro del nord Italia. Dispone di uno stabilimento produttivo, capace di lavorare oltre 3 milioni di quintali a stagione conferiti da produttori soci e da OP del territorio, e di un grande magazzino automatizzato.

Nel suo processo di crescita, però, negli ultimi anni, due investimenti in particolare si sono rivelati problematici e ne hanno appesantito fortemente la struttura finanziaria. L’acquisizione della Berni Alimentari Spa, specializzata in sottaceti, sughi e condimenti, acquistata nel 2007, dapprima in quota parte con Copra di Piacenza e la Dac di Brescia e poi acquisendo, nel 2010, dagli altri soci le azioni, portandosi al cento per cento di proprietà. La partecipata consentì di aumentare sensibilmente il fatturato del gruppo, ma un posizionamento commerciale mai risolto non generò il valore atteso, anzi assorbì rilevanti risorse finanziarie, fino a rendere inevitabile la cessione, avvenuta nel 2013 alla Pucci di Lugo.

Inoltre, l’investimento nel 2011 in un nuovo magazzino automatizzato di 24.000 metri quadri, con una capacità di 100.000 pallet, di cui 42.000 automatizzati, pur rappresentando un potenziale notevole, ha comportato un indebolimento assai significativo che ha pesato fortemente sul conto economico. Nel 2013 CO.Pad.Or. ha, quindi, elaborato un piano triennale, sottoposto a soci, banche e creditori in genere, che ha poi portato all’asseveramento di un piano di risanamento dell’esposizione debitoria dell’impresa, ex articolo 67 della legge fallimentare, volto ad assicurare il riequilibrio della sua situazione finanziaria e la ristrutturazione dei debiti pregressi, prevedendone il pagamento integrale, ma con modalità diluite nel tempo e concordate con i creditori.

La società si è, inoltre, data una nuova governance, tuttora in carica.

È bene sottolineare che, nell’ambito di tale piano, i soci produttori si sono trovati a sopportare un peso notevole nel tentativo di salvare l’azienda, visto che, oltre alla ricapitalizzazione, hanno accettato per il proprio conferimento una remunerazione significativamente più bassa rispetto al prezzo riconosciuto dal distretto, ma soprattutto sono tuttora creditori di una buona parte del pomodoro conferito nel 2015 e dell’intera produzione 2016.

Lo scorso anno è apparso evidente che i covenants previsti dal piano di risanamento non sarebbero stati rispettati. A quel punto, l’azienda ha intrapreso un percorso volto ad asseverare un nuovo piano di risanamento, ex articolo 67, che, però, non ha ottenuto l’asseveramento da parte dell’attestatore, circostanza che ha procurato una situazione di liquidità a seguito della mancata disponibilità di nuova finanza, considerato che, nel frattempo, l’azienda ha comunque – devo dire “responsabilmente”, visto che, diversamente, l’eccedenza di prodotto sul mercato avrebbe procurato effetti ben difficili da gestire – effettuato la campagna 2016, ritirando oltre 2,7 milioni di quintali di pomodoro. In questo modo, si è aggravata la tensione finanziaria, fino ad arrivare, il 31 gennaio scorso, alla presentazione di domanda di concordato con riserva al tribunale di Parma, volto a presentare un piano di continuità aziendale. Il tribunale di Parma, il 2 febbraio, ha accordato 120 giorni per la presentazione del piano e ha nominato due commissari che affiancheranno il CdA nella gestione.

A seguito della presentazione della domanda di concordato in continuità, che rappresenta, allo stato, l’estremo tentativo di proteggere il patrimonio materiale e immateriale dell’azienda, evitando soluzioni liquidatorie, è stata chiesta dai sindacati dei lavoratori la convocazione immediata di un tavolo presso la Regione, per un confronto tra le parti coinvolte, finalizzato a dare uno sbocco positivo alla situazione e a minimizzare l’impatto su lavoratori e produttori. Il tavolo è stato da me convocato immediatamente il 2 febbraio ed erano presenti, oltre alla sottoscritta e ai funzionari regionali, il presidente e l’amministratore delegato di CO.Pad.Or., i rappresentanti dei sindacati dei lavoratori (CGIL, CISL e UIL), delle organizzazioni cooperative Legacoop e Confcooperative e delle professionali agricole Coldiretti, Confagricoltura e CIA, oltre al rappresentante dell’organizzazione interprofessionale del pomodoro da industria del nord Italia, Tiberio Rabboni. Nell’occasione, è stato ribadito il massimo impegno da parte della Regione per promuovere e mantenere aperto il confronto tra tutte le parti in causa, verificare la situazione e mettere in campo ogni iniziativa utile per garantire la prosecuzione dell’attività produttiva dell’azienda, la salvaguardia dei posti di lavoro e la chiusura dei contratti con gli agricoltori in vista delle semine per la prossima campagna.

CO.Pad.Or., infatti, occupa 120 lavoratori fissi, oltre ai 400 stagionali. Nell’ultima campagna ha trasformato 270.000 tonnellate di pomodoro conferite da aziende agricole socie e da organizzazioni di produttori. Questo ne fa una delle più importanti e moderne realtà agroindustriali presenti sul territorio regionale in un’area storica di produzione e trasformazione, e ciò impone di fare ogni sforzo per individuare un percorso condiviso per farla uscire dalla difficile situazione in cui versa e per gettare le basi di un pronto rilancio dell’azienda, con adeguate garanzie per i produttori.

Al fine di garantire la continuità, sarà, però, decisivo tener conto della peculiarità del settore, che prevede calendari di semina precisi e non derogabili. Per questa ragione, è necessario che ciascuno agisca con la massima celerità per evitare di compromettere la prospettiva produttiva per la filiera coinvolta.

La peculiarità imposta dai tempi agricoli rende la gestione di questa crisi particolare rispetto a quelle di altri settori, perché impone di creare in tempi strettissimi condizioni che consentano agli agricoltori di effettuare le semine a marzo in un quadro chiaro di tutele. Se, infatti, non si potrà garantire la campagna, è evidente che qualunque ipotesi di continuità sfumerebbe e la crisi precipiterebbe in uno scenario molto più doloroso, economicamente e socialmente.

Per parte sua, la Regione, oltre ad aver lanciato un chiaro messaggio di indirizzo e di impegno nei giorni scorsi, si è già attivata nei confronti del Governo, Ministero delle politiche agricole e Ministero del lavoro, per chiedere collaborazione in tema di piani operativi e garanzie ai produttori, oltre che in materia di eventuali ammortizzatori da mettere in campo a favore dei lavoratori. Abbiamo, inoltre, aperto un dialogo con i commissari nominati dal tribunale. L’impegno proseguirà con intensità nei prossimi giorni.

Rivolgo un appello a tutti i soggetti del territorio e anche a tutte le parti politiche in quest’Aula affinché, a salvaguardia di un ingente patrimonio sociale imprenditoriale, ciascuno fornisca, nei prossimi giorni, il proprio contributo costruttivo per favorire uno sbocco positivo a questa crisi che ha colpito un’azienda così importante di un settore storico di grande rilevanza per l’agricoltura regionale.