Il Ministero degli Esteri ha confermato oggi all’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna che l’Italia si attiverà sia sul piano europeo che su quello internazionale per una soluzione che garantisca l’indipendenza dei Saharawi dal Marocco. La notizia è giunta in risposta all’appello dell’Intergruppo dell’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna “Amici del popolo Saharawi” che, con l’Intergruppo parlamentare e la Conferenza delle Assemblee legislative italiane, aveva raccolto da gennaio di quest’anno più di 430 firme a sostegno della causa del popolo del deserto, che vive da oltre 40 anni nei campi profughi del Maghreb. La notizia della risposta del Ministero è stata diffusa oggi durante la conferenza stampa con cui la delegazione dell’Emilia-Romagna, composta tra gli altri dalla consigliera regionale PD Barbara Lori, ha rendicontato sulla missione nel Sahara occidentale dell’inizio di questo mese. L’Intergruppo, insieme a rappresentanti di enti e associazioni emiliano-romagnole, oltre agli incontri politico-diplomatici (anche con l’ambasciatore italiano in Algeria, Pasquale Ferrara) ha verificato sul posto lo stato dei progetti finanziati dalla Regione e portati avanti, spiega Barbara Lori, “da una rete solida e forte di realtà emiliano-romagnole che, dal 1999, si spende per aiutare il popolo del deserto. Si tratta di progetti in continuità, quindi di particolare importanza per i Saharawi – prosegue Lori – e la visita ufficiale è stata per noi l’occasione per rinsaldare un’amicizia che dura da diversi anni e che in questi ultimi due si è rinsaldata”. Nel dettaglio la Regione finanzia progetti di microcredito – una pizzeria, un salone di bellezza- ma vengono sostenute anche le scuole che prevedono trasporti e pasti sicuri per i bambini. Particolarmente importanti i progetti sanitari con medici chirurghi e donne Saharawi ginecologhe, e quelli indirizzati alle famiglie più bisognose. Il contributo regionale è di 125 mila euro, più 32 mila per il progetto appena avviato di Tifariti, dal nome di una delle città “liberate” del Sahara occidentale, dove la popolazione è tornata a vivere lasciando i campi profughi, collocati al di là del muro di 2.700 chilometri che separa i Saharawi dalla zona costiera occupata dal Marocco.