“Il mondo non deve dimenticare la lotta per la democrazia del popolo birmano. E’ nostro dovere  come politici, come cittadini, ma soprattutto come società che crede nei diritti umani e nelle libertà fondamentali, farci carico del grido di dolore di questa terra ferita nel profondo. Insieme, occorre esortare i militari a rilasciare i detenuti e ad accogliere la voce dei propri cittadini”. Anche l’assessora regionale Barbara Lori fa suo l’appello della senatrice Albertina Soliani e dell’Associazione per l’amicizia Italia Birmania Giuseppe Malpeli Onlus  per ricordare il violento golpe in Birmania, che ha visto fra gli altri la cattura del premio Nobel Aung San Suu Kyi. La spirale di violenza, scattata dopo che gli autori del colpo di stato hanno invocato irregolarità elettorali e brogli senza peraltro addurre elementi di prova, è deflagrata con arresti indiscriminati, fake news, interruzione di internet e delle comunicazioni e vittime. Tutto suscitando la condanna della comunità internazionale, tra cui Stati Uniti, Unione e Consiglio di Sicurezza dell’Onu. “Nelle ultime settimane ho seguito con apprensione le fasi di questa situazione di caos e incertezza che affliggono un popolo che ha voluto intraprendere già da anni una transizione democratica – chiosa ancora la Lori –. Si tratta di un cammino che ha preso il via nel 2011, dopo oltre cinquant’anni di dittatura militare, frutto di tempo e forza di volontà, di una comunità che ha sete di cambiamento e guidata da una leader molto vicina al Parmense. Tanto che ad Aung San Suu Kyi è stata conferita la cittadinanza onoraria”. “Le immagini strazianti di disobbedienza civile che uomini e donne hanno messo in atto per resistere alla durissima repressione ci richiamano a non distogliere lo sguardo – conclude l’assessora regionale -.Migliaia e migliaia di persone che non si sono arrese al colpo di stato dei militari e sono scese in piazza e nelle strade sfidando pacificamente i generali, il coprifuoco e anche le armi. Perché purtroppo, in diverse occasioni, i militari hanno aperto il fuoco sulla folla. La società occidentale non può rimanere a guardare di fronte a questa palese violazione dei diritti umani. Ecco perché anch’io mi faccio portavoce del messaggio unanime e internazionale per il rilascio dei prigionieri e il rispetto della democrazia”.